Venivamo dal mare
di Lucia Sardo
con Gioacchino Cappelli, Sibilla Zuccarello e Lucia Sardo
costumi Rosy Bellomia
musiche originali Sibilla Zuccarello e Gioacchino Cappelli
produzione Mandarake
Lo spettacolo indaga su una pagina poco esplorata della storia della donne. Storie di donne sopraffatte, spesso oggetto di violenza da parte di uomini e di famiglie disperate, storie che ci appartengono da sempre, storie antiche di assoluta attualità, del nostro sud ma non solo. «Sta vistina è bella. L’hanno fatta in America, per me, puntu pi puntu. Sono cento centrini…il filo è lungo come l’oceano. Posso dire ca a me vistina è lunga dalla Sicilia fino alla Merica». A parlare è Rosa, la sposa bambina di Gangi. Ha tredici anni quando riceve un pacco dall’America. Dentro, un abito da sposa per lei: a spedirlo è stato Piter Lanzafame, “u figghiu di Peppi ucca e saccu”. Rosa sa che presto indosserà quel vestito e, come un agnello sacrificale, celebrato il matrimonio, salirà sulla nave per raggiungere un marito sconosciuto e compiere un sacrificio altrettanto sconosciuto. Su quella nave, partita dal porto di Palermo verso il Nuovo Continente alla fine degli anni trenta, c’è anche Maria, la sedicenne diventata muta dopo lo stupro; c’è Jolanda che fugge dal padre e dal marito entrambi mafiosi non ricorda chi dei due le ha segnato per sempre il viso con una cicatrice. C’è Gina, l’orfana cresciuta nel convento di S. Chiara e Giulia, l’aristocratica taorminese che i genitori imbarcano perché non tentasse di nuovo il suicido. Nella nave vive Annaluna la loro guida e madre, la donna che cura le figlie e le sorelle. Un personaggio che si incontra spesso nel cammino di una donna. Annaluna con la complicità del faccendiere Giovanni capra dalla nave non è mai scesa...