Mari/age
testo e regia di Rosario Palazzolo
con Delia Calò, Viviana Lombardo, Sabrina Petyx, Dario Raimondi, Chiara Italiano
aiuto regia Monica Cavatoi
assistente alla regia Angelo Grasso
luci Alice Colla
scene Luca Mannino
costumi Ylenia Modica
una produzione TMO (Teatro Mediterraneo Occupato, Palermo) con Teatrino Controverso
Mari/age è la seconda mossa della quadrilogia dal titolo “Santa Samantha Vs – sciagura in quattro mosse”, un racconto corale che Palazzolo svilupperà intorno alla figura di Samantha, una bambina e poi una donna che nasce a Palermo e che a Palermo, città decadente e trash, che si fa universale, trasversale, ecumenica, vive un’esistenza minima, fatta di cugine, di santissime marie, di credenze popolari che l’incoronano suo malgrado Madonna in terra, obbligandola a dispensare miracoli. Una sorta di narrazione seriale, un rompicapo psicanalitico, una violenza gratuita, un sortilegio sociale. Mari/age è il racconto della festa di matrimonio di Samantha, il giorno in cui diviene Maria e sposa il suo Giuseppe che però di nome fa Girolamo e finalmente offre la propria vita agli altri, il luogo di questa offerta è una sala trattenimenti poco dopo la funzione in chiesa, in scena il tavolo centrale, quello degli sposi, gli altri tavoli disposti circolarmente, il quartiere, i parenti, e in mezzo a tutto questo quattro personaggi a dimenarsi: per l’appunto Samantha/Maria, Girolamo, le terribili cugine Fatima e Rita. Samantha vivrà̀ il proprio matrimonio come un’opportunità̀ per migliorare la propria vita ed è innamorata senza essere innamorata di quel Girolamo che sta al suo fianco e che sarà̀ l’unico portatore insano e silenzioso di un sovvertimento impensabile: tenterà con i pochi mezzi a sua disposizione di controbattere le due cugine, vere esecutrici di consuetudini, donne immobili e indolenti, perfettamente a loro agio nel ruolo di mantenitrici di un equilibrio malsano, che sgambetteranno pubblicamente affinché́ vengano reiterati i medesimi meccanismi del privato, quelli in cui ciascuno ha un ruolo predeterminato, garantito, necessario. Il tutto in una lingua scotennata e variopinta, una lingua disponibile all’errore, al fallimento, all’incomprensione, una lingua in cui le virgole smettono di essere virgole e divengono interpunzioni emotive, sequenziali, e in cui lo scherno e la sciagura propongono il medesimo racconto, abbastanza divertente, moltissimo pauroso.