In veste di rosa
con Giuseppe Venuto e Orazio Berenato
assistente alla regia Maria Pia Rizzo
regia di Domenico Cucinotta
produzione Teatro dei Naviganti
Liberamente tratto da "Miracolo della rosa" di Jean Genet, questo spettacolo è nato dall’incontro con Pippo Venuto, attore della Compagnia della Fortezza di Volterra. Pippo ha conosciuto l’arte durante la sua detenzione, prima attraverso la pittura e poi grazie al teatro. Soprattutto quest'ultimo gli ha permesso di trovare una fuga dal reale verso la ribellione del possibile. La storia personale dell’attore si mescola al racconto ultraterreno, seppure pregno di vita, di Genet. Questo è il viaggio prodigioso per il quale Jean Genet ci conduce nel suo romanzo “Miracolo della Rosa”. Chiuso nella sua cella, Genet trascrive i ricordi della sua prigionia: dalla colonia penale,dove è stato rinchiuso ancora minorenne, fino alla prigione di Fontevrault nella quale sconta una pena per furto. La crudezza quotidiana è una mistica tortura, mentre le catene, agli occhi di Genet, si trasformano in ghirlande di fiori. Harcamone, il condannato a morte, anch’egli rinchiuso nella prigione di Fontevrault, è il capro espiatorio che si sacrifica per tutti e la cui morte è redenzione; salvifica luce che si irradia dalla sua cella. La morte avviene nel momento in cui nere figure (un boia, un giudice, un avvocato e un prete) giungono alla fine del loro viaggio nel corpo di Harcamone e divorano la grande rosa che è il suo cuore. Nel momento della morte trasfigurata, un sorriso distante, che sovrasta ogni cosa, appare sul volto di Harcamone. Di fronte a questa immagine non rimane che un silenzio per il mistero che si svela. Il mistero del “dritto che incontra il rovescio” o della “bruttezza che è bellezza in riposo”.
“In veste di rosa” è una leggenda non del tutto inventata. Al sorger della luna, muoia l’assassino.
Vegliamo dunque, vegliamo.